Arbitri: Tonelli l’itinerante e l’amore folle per il futsal

Venerdì 21 febbraio 2020 Cristian Tonelli piantava un’immaginaria bandierina. La terza di un “tour”” molto particolare. Già, perché nel corso di una lunga e brillante carriera, culminata con l’approdo in Serie A1, l’arbitro di futsal in forza all’ASA poteva vantare la direzione di almeno una gara nel massimo campionato di due Paesi: Italia, appunto, e San Marino. E quel preciso giorno, al fischio finale di Luxol St. Andrews – University of Malta Students, il direttore di gara cesenate ha potuto aggiungere a questa lista anche Malta.

Tuttavia non c’è il futsal agli albori della sua carriera di arbitro. C’è il calcio. Destinato, però, a defilarsi dopo un vero e proprio colpo di fulmine.

La mia vicenda di calciatore è iniziata e si è esaurita al liceo. – racconta Tonelli – In quinta partecipai al campionato studentesco nel ruolo di portiere, e lo vincemmo pure. Poi divenni arbitro. Non riuscii ad andare oltre l’Eccellenza e questo mi fece arrabbiare. Ma nella mia sezione, a Forlì, c’erano due pionieri del mondo arbitrale del futsal come Roberto Monti ed Augusto Balestra. Furono loro ad avvicinarmi al futsal. Già alla prima partita fui folgorato da questa disciplina. Ma la scintilla scattò definitivamente quando a Rubiera vidi in azione un arbitro che mi impressionò. E non lo dico per piaggeria, dato che ora è il mio Responsabile di settore. Il suo nome è Massimo Nanni. Per tutte queste ragioni, nell’agosto 2002 decisi che mi sarei dedicato solo ed esclusivamente al futsal, disciplina di cui mi ero ormai innamorato.”

Fu solo arbitro, nella sua “epoca” calcistica, o anche assistente?

“Nel calcio fui arbitrofino al mio debutto in Eccellenza. Da lì, per due stagioni e mezzo, fui assistente. A quel punto avrei dovuto fare il salto nelle categorie nazionali, ma questo sfumò. La delusione, come dicevo, mi portò al futsal. E oggi dico: per fortuna.”

Ha parlato dell’importanza che hanno avuto alcune persone nella sua scelta di passare al futsal. Ma lo sport in sé, in che modo ha indirizzato la sua scelta?

“Diciamo che c’entra anche un fatto fisico. Io sono sempre stato brevilineo e molto veloce. Ho capito subito che questa disciplina si sarebbe sposata bene ai miei mezzi fisici e atletici. Ma c’è anche dell’altro. Quello che si crea nella squadra arbitrale chiamata a dirigere una partita è un’alchimia magica. Nelle terne o nelle quaterne di calcio non l’ho mai provata. Sarà che si è tutti insieme in una sorta di ‘arena’, ma si diventa davvero una cosa sola. C’è una sensazione stupenda di coesione, di comunità di spirito e di intenti. E poi c’è un discorso più tecnico: il futsal è velocissimo, senza tempi morti. È pura adrenalina anche per un arbitro. In questo, non c’è paragone con il calcio.”

Dopo la gavetta nelle serie minori, nel 2004 il passaggio al C.A.N.5, ovvero l’èlite arbitrale italiana. Quali ricordi conserva del debutto in Serie A1?

“Quel debutto fu bellissimo, come del resto tutti gli altri nelle varie categorie in cui sono stato impegnato nella mia carriera. La mia prima volta in A1 fu a Cagliari nel marzo 2009. L’ovvia tensione fu stemperata a pranzo. Sette terne arbitrali si ritrovarono nello stesso ristorante a margine di una giornata piena di partite di A1, A2 e B su quella meravigliosa isola. Io, Di Marco e Galante (che quel giorno esordiva come me) facemmo gran festa e fu stupendo. Ricordo tutto di quei giorni. La mia prima partita di A1 fu tutto sommato semplice da arbitrare, e questo mi permise di godermi ogni singolo istante.”

Dopo sette anni nelle serie nazionali, nel 2011 la scelta di dimettersi dal C.AN. 5. Che avvenne in quel periodo?

“Nel luglio 2011 dovetti prendere una decisione difficilissima per motivi legati alla salute di due miei famigliari. Non mi sentivo in grado di affrontare quella che sarebbe stata l’ottava stagione nei ranghi del C.A.N. 5, che peraltro, a sentire alcuni addetti ai lavori, prometteva bene per la mia carriera. Perciò decisi di lasciare. Non avevo la mente giusta e andare avanti così non sarebbe stato giusto nei confronti dei miei compagni e della commissione stessa. La Serie A non è affatto uno scherzo, va affrontata con grandissimo impegno e determinazione. Ne parlai con il mio O.T. Massimo Cumbo: lui capì perfettamente e mi ringraziò.”

Però l’amore non era affatto sparito. Tanto che la spinse a ritornare in campo.

“Esatto. Nel luglio 2012 tornai a disposizione della regione. Feci altre quattro bellissime stagioni, in cui cercai soprattutto di essere d’aiuto per i giovani. A giugno 2016 mi sentivo svuotato e decisi di lasciare l’AIA, consapevole di aver dato molto ricevendo altrettanto. Poi, a ottobre, ricevetti la telefonata di Massimo Nanni, che mi spiegò il funzionamento del futsal sammarinese e mi invitò a seguire una gara. Al 5’ del primo tempo avevo già deciso: avrei accettato la proposta. Avevo voglia di essere ancora d’aiuto per i giovani, e finchè il fisico reggeva avrei continuato. E da quel giorno mi sono divertito come non mai, assaporando ogni singola gara.”

Le piacque subito il nuovo contesto?

“Sì, qua trovai subito un ambiente formidabile: colleghi fortissimi, molto preparati nel futsal, splendidi a livello umano e guidato da Teodosio Agatiello che è una grandissima persona. Poi c’è tanta coesione. Diciamo che era tutto perfetto per un ‘vecchietto’ come me. Oltre agli internazionali Delvecchio e D’Adamo, trovo che anche tutti gli altri siano veramente bravissimi, e non c’è lunedì notte in cui, tornando a casa, non sia felice di avere imparato qualcosa di nuovo dal collega con il quale ho arbitrato, giovane o esperto che sia. Questo anche perché, nel tempo, sono diventato sempre più pignolo con me stesso, al punto tale che, a volte, passo notti intere a ripensare alle situazioni della partita.”

Un mondo, quello degli arbitri di San Marino, che non cessa mai di aggiornarsi e studiare.

“È vero. Grazie soprattutto a Nanni, noi arbitri di futsal abbiamo enormi opportunità di crescita. Basti pensare ai raduni e alle riunioni con i nazionali italiani, o ai momenti in aula con illustri ospiti della scuola arbitrale AIA. Senza dimenticare i meravigliosi scambi con le federazioni straniere. Come settore futsal, non possiamo davvero lamentarci. Credo di poter dire lo stesso anche per il settore calcio, che però, ahimè, è un ambiente che frequento meno e quindi ne ho una conoscenza limitata.”

Il passaggio del turno della Nazionale che effetti avrà sul futsal sammarinese, secondo lei?

“Ritengo che la grandissima impresa della Nazionale sia da considerare un punto di partenza, non di arrivo. L’auspicio è che questo possa accendere ancora di più, in Repubblica, l’interesse verso tutto quanto il movimento. Del resto è un risultato arrivato con il duro lavoro, non caduto dal cielo. Conosco bene Osimani e la sua preparazione e so che non c’è nulla di casuale. Ora speriamo che si possa proseguire su questa strada.”

La Serie A1 italiana è naturalmente diversa dalla “Serie A” sammarinese. Eppure anche qua ci sono incontri con titoli in palio, e lei ne ha diretti alcuni. A livello di tensione, si possono fare paragoni?

“Nella mia carriera ho avuto tanta fortuna. E qua a San Marino non si può dire che le cose siano cambiate. Ho avuto il privilegio di arbitrare una finale scudetto e due di Supercoppa. E in tutte e tre queste occasioni ho visto gli sguardi degli attori coinvolti, che erano uguali a quelli che vedevo in Serie A. Le finali sono finali: la concentrazione è al massimo in tutti. Basta leggere i volti per capirlo. In particolare, ricordo La Fiorita-Tre Fiori, finale tiratissima. Una gara che dava bene la dimensione delle tensioni – chiaramente positive – che si possono sviluppare sul terreno di gioco piccolo. Ed è anche ciò che mi mantiene innamorato di questo sport.”

Tornando all’argomento iniziale, lo scorso febbraio ha impreziosito ulteriormente il suo curriculum arbitrando una gara della National Futsal League maltese. Che esperienza è stata?

“Quando la commissione mi ha informato che avrei preso parte allo scambio, quasi cadevo dalla sedia, mi creda. Tutto è stato speciale, e devo dire che mi sono commosso come un bambino. Un’incredibile serie di momenti come la conoscenza degli arbitri maltesi, ragazzi meravigliosi, la visita di un’isola bellissima come Malta, e poi la possibilità di poter di nuovo assaporare il parquet. La gara è stata tutt’altro che facile, ma io e il mio collega abbiamo potuto dimostrare il livello del lavoro svolto in questi anni assieme a tutti gli altri arbitri ASA. Abbiamo corso come pazzi, divertendoci, aspetto che ritengo alla base di ogni bella prestazione. E infatti la prestazione è stata buona, come ha confermato la match analysis del giorno seguente.”

Ha citato il suo collega, che è Gianmarco Ercolani. Uno di quei giovani emergenti del nostro settore arbitrale che certamente guarderanno a lei come a un punto di riferimento.

“Io cerco di trasmettere ai giovani qualcosa della mia esperienza. Ma per tantissimi aspetti sono io che devo imparare da loro. Gianmarco come potrei definirlo? Un arbitro siderale. Uno dei migliori che abbia visto in questi ultimi 18 anni. Ed uno straordinario ragazzo, per di più. Credo che la gara del 21 febbraio io e lui ce la ricorderemo per sempre.”

Tirando un po’ le somme di questa intervista, pare di capire che sia la capacità di continuare a divertirsi uno degli aspetti fondamentali per un arbitro di livello.

“Sì, la magica alchimia di cui parlavo all’inizio nasce proprio dal divertimento, secondo me. Ai ragazzi lo dico sempre nello spogliatoio. Per me arbitrare il futsal è la seconda cosa che più adoro al mondo. Al primo posto, ovviamente, c’è lo stare con la famiglia. E in questo periodo, mi creda, mi manca tanto arbitrare. Speriamo che tutto ciò finisca al più presto.”


FSGC | Ufficio Stampa

 

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