D’Adamo: “Felice per il risultato. Ora pretenderò ancora di più da me stesso”

L’ingresso nel circuito degli arbitri internazionali di futsal risale al gennaio 2017. Da allora Daniele D’Adamo ha avviato un percorso personale che, esperienza dopo esperienza, lo ha portato a crescere e a mettersi in luce agli occhi dei massimi dirigenti arbitrali UEFA. Al punto da meritare una promozione sul campo che, in ambito futsal, rappresenta un assoluto inedito per la classe arbitrale sammarinese.

Nel calcio, invece, qualcosa di simile era già successo: nel 2008 Gabriele Rossi fu promosso dal quarto al terzo gradino del sistema di categorie UEFA; evento che si era poi ripetuto per lui nel 2011, quando anche un altro fischietto internazionale ASA, Stefano Podeschi, fece il medesimo percorso. Va però precisato che, in questi due ultimi casi, il salto in avanti fu dovuto a circostanze che hanno poi portato ad una riforma strutturale del sistema stesso. D’Adamo è salito invece dal terzo al secondo livello di un sistema che prevede quattro categorie: la terza, la seconda, la prima ed infine quella Élite. Un cammino, il suo, punteggiato di buone prove sul campo e, in tempi di pandemia, di ottimi riscontri durante i webinar che hanno saggiato da remoto la sua capacità di lettura delle situazioni di gara proposte in video.

Ma, in soldoni, cosa significa per D’Adamo essere salito al secondo livello?

“Significa, in buona sostanza, che la UEFA mi inquadra come un arbitro in grado di dirigere incontri con un coefficiente di difficoltà maggiore rispetto a quelli per cui ero stato designato finora. – la risposta del diretto interessato – Ad oggi ho diretto gare valevoli per i Preliminary Round di club e Nazionali; ad esempio, le qualificazioni mondiali. Le prossime designazioni potrebbero vedermi in campo in gare di Main Round, oppure in gironi di Preliminary Round con un livello tecnico maggiore. In una parola, da oggi la UEFA mi considera un po’ più esperto.”

Questo suo “upgrade” si traduce in esigenze più severe e stringenti dal punto di vista atletico e fisico?

“In realtà no: sotto quei particolari aspetti, i parametri che richiede la UEFA sono gli stessi per tutti. Ma è ovvio che, più sali, più il livello tecnico della gara cresce. Il gioco sarà agonisticamente più intenso, le situazioni in cui sarò chiamato a prendere decisioni, più complicate. E ci sarà meno tempo per decidere. Per questo dovrò lavorare ancora di più per mantenere alto il livello di attenzione nell’arco dell’intera gara. È lì che sarò chiamato ad essere ancor più performante. Io sono uno che generalmente non si accontenta dei propri risultati: se finora mi è stato chiesto di dare 10, adesso dovrò dare 100. Sarò io stesso che pretenderò da me 100.”

Quali sono le tappe che l’hanno condotta ad un simile traguardo?

“Per il tramite del Comitato dell’Arbitraggio, dell’ASA e quindi della stessa FSGC, è stata data una grandissima spinta al nostro settore dal punto di vista formativo. Abbiamo avuto grandi opportunità di crescita. Personalmente, ho partecipato più volte alla Futsal Week di Poreč; ho preso parte ad altri tornei in Croazia, oltre ad aver vissuto in prima persona gli scambi con Malta. Dobbiamo poi essere grati all’AIA per averci permesso di partecipare ai raduni del C.A.N. 5, durante i quali abbiamo potuto metterci a confronto con autentici ‘top player’ nel nostro campo. Sono tutti tasselli che, messi uno accanto all’altro, ci hanno permesso di crescere. Io poi ho potuto scendere in campo nelle qualificazioni mondiali del gennaio 2019 e a quelle di Champions League nell’agosto dello stesso anno. Sono partito da zero e nel tempo ho messo insieme esperienze che, a poco a poco, mi hanno condotto ad un risultato prestigioso. 

Sotto quale aspetto, o sotto quali aspetti, ritiene di aver fatto i passi in avanti più significativi?

“Il futsal è uno sport particolarmente stimolante perché richiede un elevato livello di concentrazione e di essere costanti nel fare ciò. Credo di essere migliorato proprio in questo, nell’ultimo periodo: ora riesco a mantenere alta l’attenzione per tutto l’arco della gara. Prima magari potevo essere un po’ carente in questo. Forse è proprio questo il fattore che ha deciso la mia promozione. Ed è un aspetto fondamentale, perché se mantieni la concentrazione alta per larga parte della gara, e poi magari cadi nei momenti topici, rischi di rovinare un lavoro lungo dei mesi.”

La Nazionale al play-off, l’arbitro Internazionale in seconda fascia: è un futsal sammarinese in evidente ascesa.

“Non c’è dubbio. Secondo me questo storico risultato della Nazionale è la testimonianza tangibile di un profondo cambiamento in atto. Vuol dire che in campo ci va gente molto più motivata e tecnicamente davvero preparata. E del resto, salire ad un livello di futsal più alto è un fenomeno che inevitabilmente coinvolge anche noi arbitri. Se le partite diventano agonisticamente più intense, noi siamo chiamati ad adattarci. E, quindi, a migliorarci.”

Quindi è un futsal crescente anche sul fronte interno?

“Certo. Abbiamo visto notevoli miglioramenti in questi anni. Squadre sempre meglio allestite e che praticano un futsal di livello crescente. Ed inoltre mi piace sottolineare che fra noi arbitri e i club il rapporto si è fatto via via sempre più costruttivo. Il confronto è un altro dei grandi motori di crescita. E ne traiamo beneficio tutti. Se c’è un aspetto in cui serve ancora lavorare – e lo dico senza alcuna polemica – è forse quello di giocare all’aperto. È innegabile che ci penalizzi un po’. Potremmo definirlo il tassello mancante per ultimare questo percorso di netta ascesa.”

Questo salto di categoria la rende ancor di più un punto di riferimento per i giovani arbitri di oggi e di domani. Sente questa responsabilità?

“A prescindere da questo risultato, che mi rende ovviamente felice, ho sempre cercato di dare il meglio di me stesso. Uno dei miei diktat è la cura del dettaglio: fin da quando ho iniziato a fare questa attività, nel 1997, ho sempre cercato di perfezionarmi preparando al meglio le gare fin dai giorni precedenti, in modo da farmi trovare pronto. Come mi disse una volta una persona: «non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione.» E io voglio sempre dare una buona impressione di me. Di più: voglio essere la miglior versione di me stesso. E se in questo modo riesco anche ad essere d’esempio per gli altri, meglio. Del resto, c’è un grande bisogno di giovani nel nostro mondo. Mi piace pensare che il raggiungimento di determinati risultati, come il mio ma non solo il mio, possa fare da traino per il reclutamento. Arbitrare è una scuola di vita. Insegna il rispetto: delle regole, certo, ma soprattutto delle persone. Io l’ho sperimentato sulla mia pelle fin dagli inizi, quando appena quindicenne mi ritrovavo a dover gestire 22 persone su un campo da calcio. Mi piacerebbe tantissimo che si creasse della sana curiosità attorno al nostro mondo: e se qualche ragazzo, o adulto, volesse approfondire il discorso, capire cosa spinge una persona a diventare arbitro, le nostre porte sono sempre aperte.”


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