La Folgore e l’Eurogol contro il Basilea. Zanotti: “Volevamo lasciare un segno”

Il 2000, l’anno che proietta il mondo nel nuovo millennio, è anche quello che schiude le porte dell’Europa ai club sammarinesi. Non ancora la Champions (quella sarebbe arrivata qualche anno dopo), ma comunque l’Europa. I preliminari di Coppa Uefa, per la precisione. Un privilegio che a San Marino, per il momento, spetta solo alla squadra campione. Che quell’anno è la Folgore.

“All’inizio di quella stagione non si sapeva che chi avesse vinto il campionato avrebbe partecipato ai preliminari di Coppa UEFA – racconta Alessandro Zanotti, bomber di quella squadra – Noi abbiamo giocato tutto il campionato, finale compresa, senza averne idea. Solo qualche giorno dopo è stato comunicato alla società che avremmo partecipato ai preliminari e quindi, in pochissimo tempo, abbiamo dovuto riorganizzare i nostri mesi estivi in funzione di questo evento. Fu una sorpresa assoluta per noi.

In altre parole: niente più vacanza-premio promessa dallo sponsor, ma altro sudore da versare per prepararsi degnamente a quella che per la società di Falciano – e per tutto il movimento sammarinese – rappresenta una storica prima volta. “Quella era la nostra quarta finale consecutiva ed eravamo già stati in vacanza premio le volte precedenti. In quella occasione il nostro sponsor, che allora era il Colorificio Sammarinese, aveva deciso di regalare a tutti noi una vacanza in un luogo davvero splendido: Cuba. Purtroppo, anzi per fortuna, quella vacanza saltò.”

Il sorteggio di giugno abbina i giallorossoneri al Basilea. Non esattamente una squadra priva di blasone. “In generale i primi anni sono stati anni belli per chi partecipava ai preliminari di coppa. Potevi capitare con squadre importanti e blasonate. Ricordo che quando vi presi parte col Domagnano, ad esempio, pescammo la Torpedo Mosca. Il Cosmos, dopo che ci battè nella finale del 2001, pescò invece l’Austria Vienna. Per quanto ci riguarda, essendo malati di calcio, sapevamo che era una squadra fortissima, reduce da anni di successi consecutivi nel campionato svizzero. In squadra, inoltre, aveva nazionali svizzeri e brasiliani.”

©FSGC | L’11 titolare della Folgore

La fama dell’avversario, però, non piega le gambe ai ragazzi di Falciano. Che a Serravalle, davanti a 1500 spettatori, decidono di puntare subito su un atteggiamento propositivo. Non scendi in campo per non prenderle. Non esiste. Se vai sotto giochi per recuperare. Noi volevamo vincere. La mentalità era quella ed è stata quella per tutto il tempo. Poi eravamo ovviamente consapevoli della differenza di valori, ma non ci si tira mai indietro. Eravamo esaltati di poter giocare contro una squadra così. Volevamo metterci alla prova. E anche sei sotto di cinque gol non cambi approccio, perché è qualcosa che hai dentro. Volevamo far bene, volevamo impegnarli e volevamo tutti lasciare un segno. Direi che nel nostro piccolo l’abbiamo fatto.”

Perchè Folgore di Oriano Bustelli lo lascia un segno, quella sera. Sotto forma di gol. Che magari non serve a muovere il verdetto (la gara termina 1-5, ndr) ma che è sufficiente, più che sufficiente per scaldare il cuore di giocatori e tifosi. Ed è proprio Zanotti a scrivere il proprio nome su quello storico tabellino.  “Il gol era il nostro obiettivo, ne avevamo parlato anche prima della partita. Eravamo perfettamente consapevoli che non avremmo avuto chissà quante possibilità per segnare, e che se capitava non si poteva sbagliare. Dopo che ho visto la palla entrare, l’emozione in un certo senso mi ha creato un blackout. Ero talmente carico per la partita, per l’importanza dell’evento e per la ‘botta’ di adrenalina che il gol mi aveva dato, e che si aggiunse a quella che già avevo in corpo, che in un certo senso persi la dimensione delle cose. Ricordo però molto bene l’azione: quando ho visto il cross di Simone Bianchi ho pensato: «la prendo io».  Infatti l’ho presa e l’ho messa proprio lì, vicino al palo. E per questo, sinceramente, ci vuole anche un pochino di fortuna.”

©FSGC | L’esultanza dei giallorossoneri al gol di Zanotti

Il risultato passa in secondo piano, in quei casi. E quando segni alla prima partecipazione europea, per giunta contro il Basilea, qualche festeggiamento te lo concedi. “A fine partita ricordo l’entusiasmo che coinvolgeva tutti, non solo giocatori e dirigenti ma anche i concittadini di Falciano. Quella squadra era composta da amici, che per la maggior parte abitava proprio lì, a Falciano. E ricordo la pizza “al Monte”. A quei tempi venivamo ‘pagati’ così. Niente stipendi. Pizza a fine partita e vacanza se si arrivava in finale di campionato. Questo era il premio che la dirigenza ci metteva a disposizione e noi, di finali, ne abbiamo fatte cinque consecutive in quegli anni.”

Un gruppo affiatato e abituato a stare i vertici. E al quale la dirigenza giallorossonera decise di affidare le chiavi dell’Europa senza ‘ritocchi’ di mercato.  “Non ci furono innesti in quel periodo. Non sarebbe stato giusto. E poi a che pro? Per prendere un gol in meno? Era giusto che giocassimo noi, i ragazzi che da anni condividevano il campo assieme e che erano amici da molto prima. Il peccato è stato che, nonostante le due partite, non tutti i giocatori della rosa sono potuti scendere in campo.”

L’Europa, quell’anno, rappresenta anche la ciliegina su una stagione che per la Folgore, e per Zanotti in particolare, era stata piena di soddisfazioni. “Per quanto mi riguarda, fu un’annata davvero bella. La finale col Domagnano, poi, fu speciale per due motivi: in primo luogo, perché due dei nostri tre gol portarono la mia firma. In secondo luogo, perchè quel Domagnano era una squadra davvero forte e molto simile alla nostra. Anche loro erano un gruppo di amici del Castello uniti e abituati a stare assieme da tanto. Avevano giocatori fortissimi in quel periodo: Zucchi, Nicola Bacciocchi, Massimo Rossi e tanti altri. Comunque nemmeno noi eravamo poi così male.”

Quel gruppo giallorossonero era composto da “malati di calcio”, come li ha definiti lo stesso Zanotti. E lui, il bomber, ha continuato ad alimentare quella “malattia” anche dopo. E anche fuori dal rettangolo verde. “Penso che questo tipo di malattia non passi mai. Le passioni, quelle radicate, non le lasci neppure se vuoi. Credo che tutti noi, anche se ormai sono passati vent’ anni, abbiamo nostalgia di quei tempi, degli allenamenti assieme, delle sfide, di allacciare le scarpine ed andare in campo. Per quanto mi riguarda, ho studiato in quel senso. Dopo la laurea, ho preso l’abilitazione FIFA come agente di calciatori. Questo prima della deregulation di Blatter. Dopodichè sono andato a Coverciano al corso per Direttore Sportivo Professionista. Il caso poi mi ha portato a lavorare proprio in Svizzera, all’interno di una squadra di serie A. Naturalmente sono anche tornato a Basilea. Oggi, però, vivo a San Marino e mi occupo di altro.”


FSGC | Ufficio Stampa

 

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